Una notte stellata, guardando il
cielo. Quel silenzio che porta consiglio e aiuta la riflessione. Vi siete mai
chiesti qual è il nostro ruolo in tutto questo? Vi siete mai sentiti piccoli e
inutili, impotenti, di fronte alla vastità delle galassie e del cosmo? Avete
mai provato quel senso di irritazione per il fatto che ci consideriamo così importanti, quando in realtà altro non siamo se non un insignificante puntino
disperso in uno spazio senza limiti? È bello, è perfino utile a volte, provare
questo senso di vertigine, aiuta a
dare una prospettiva a tutto quello che facciamo. Personalmente, penso che
tutto abbia un senso. Il fatto è che forse non dovremmo cercarlo a priori.
Forse ce l’ha, ma è ancora nascosto. È lì, ma deve ancora sbocciare. Glielo
darà poi la storia.
La storia, quel susseguirsi di puntini
uno dietro all'altro in fila indiana, così piccoli e insignificanti a guardarli
da vicino. Così meravigliosamente importanti e significativi a guardarli in
successione, a vedere in che direzione puntano nel loro complesso. La storia é
un po’ come la vita, ha senso solamente a guardarla dalla fine, all'indietro. Chi
può infatti dire di conoscere la vita, o di comprenderla, a priori? Chi può dire che quell'ammasso di molecole, di elementi,
di particelle che sono i mattoncini costitutivi della vita, abbia un qualsiasi
senso per noi, se non osservando il risultato di miliardi di combinazioni
andate a male e di altrettante andate bene, fino a formare il risultato
compiuto e meraviglioso che abbiamo davanti agli occhi? Chi può interpretare
gli avvenimenti in partenza? Chi comprende la prospettiva ultima che li
definisce, o l’orizzonte temporale sconfinato sul quale agiscono? Dio,
risponderà qualcuno; nessuno, risponderà qualcun altro. Non é questo il punto.
Per noi uomini, così limitati, non è possibile né forse lo sarà mai. Per noi, pur capaci di raggiungere vette cognitive
ammirevoli, picchi filosofici e scientifici incredibili, c'è qualcosa che
rimane necessariamente inesplorato e sempre lo rimarrà. Per noi, in grado di
meravigliarci di fronte alla vastità e immensità dell’universo dentro e fuori
di noi, in grado di porci domande eterne e senza risposta. Per noi che non ci rassegniamo
alle frontiere che da sempre limitano la nostra conoscenza... per noi, in
definitiva, non esiste altro che il qui
e l’ora. Esiste quello che conosciamo in questo momento e le nostre azioni
sono – spesso – guidate da questo tipo di sapienza, necessariamente e
inesorabilmente limitata. Eppure, a guardarli con gli occhi del tempo, le
nostre piccole azioni in fila indiana possono avere conseguenze inimmaginabili.
Conseguenze che vedremo solo dopo, mai prima.
Perché è cosi che funziona l’intero
universo. Funziona in base a leggi molto semplici, ma mai banali. Parrebbe, a
guardarlo al microscopio, che funzioni in maniera meccanica, priva di
intelletto o di scelte da compiere. Se in maniera orchestrata o del tutto
casuale, dopotutto, non ci interessa. Il punto è che funziona in maniera molto semplice, ma su scale cosi enormi, nello
spazio e nel tempo, che queste semplicissime leggi fisiche si sommano, si
uniscono, si potenziano e generano l’inaspettato e l'inaspettabile. Emergono
nuove proprietà ogni volta che saliamo di livello, ogni volta che la complessità
del sistema aumenta. Ogni volta che cambiamo la lente e dal microscopio
passiamo dapprima all'occhio e poi al telescopio nuovi mondi nascono, regolati
da quelle che sembrano nuove leggi ma non lo sono. Cambia solo il modo in cui
le interpretiamo, il modo in cui le capiamo. Il tutto non corrisponde mai alla la
somma delle parti, c'è sempre qualcosa di più, un valore aggiunto. Si chiama emergenza: all'ampliare la prospettiva di
osservazione, all'aggregare componenti e aumentare la complessità del sistema
indagato emergono tratti inaspettati, comportamenti nuovi e imprevedibili. Succede
con l’universo intero e con qualsiasi sistema complesso osserviamo; succede con
la storia e persino con i sistemi creati dall'uomo come l’economia e la finanza;
succede con la vita: è l’emergenza della vita, il sorgere di forme di vita
sempre più complesse e splendidamente adattate al loro ambiente, partendo da
mattoncini insignificanti e inanimati. È il meccanismo su cui appoggia l’evoluzione.
Ed è la bellezza della vita. La bellezza, ciò che noi interpretiamo come
simmetria, come equilibrio, come armonia; ciò che vediamo come un fine, un qualcosa
di prefissato da raggiungere, sta in realtà tutta qui. Sta nel fatto che nel
tempo, in seguito a miliardi e miliardi di prove e di tentativi, le cose si
sono infine evolute sino allo stadio in cui noi oggi le vediamo, le conosciamo,
e che interpretiamo come bello proprio perché perfettamente adattato ed in
sintonia col proprio ambiente. La bellezza dentro e fuori di noi è il risultato
di miliardi di miliardi di puntini messi in fila, di prove andate più o meno a
buon fine, di sbagli poi rimediati, fino a che un altro sistema migliore non è più
possibile, per cui quello che esiste deve essere per forza armonioso, in
equilibrio, perfetto. Bello. Non c'è un fine in tutto questo, ci sono regole
molto semplici che si ripetono e ci conducono fino a dove siamo oggi. Siamo
noi, poi, a cercarlo un fine in tutto questo. E spesso c'è, ma non è proprio là
dove lo stavamo cercando. Ma questo si capisce solo dopo, mai prima.
E allora ha senso cercare di
interpretare tutto questo a priori? Di fronte al mare di sconfinate
possibilità, alle infinite rappresentazioni che può assumere un evento davanti ai nostri
occhi inesperti, ai miliardi di strade che può prendere la vita e la storia ad ogni
singola frazione di secondo, come possiamo pretendere di intravvedere seppur
per un istante l’orizzonte del tempo? Non
possiamo vedere il futuro, ma possiamo imparare dal passato e vivere il
presente. Il presente, uno appena di quei miliardi di puntini in
successione perpetua che fanno la storia. Vivere il presente con cognizione di
causa è tutto quello che possiamo fare, per poi – un giorno – voltarci all'indietro
e capire la portata di quel puntino tracciato quasi per caso, capire dove
effettivamente avrebbe diretto la storia, capirne il peso e l’importanza. Ma lì per lì, no. In questo siamo limitati, dobbiamo capirlo. Ma non per questo serve
porci altri limiti. Perché non fare semplicemente il nostro, ciò che riteniamo
in ogni momento la scelta migliore, la scelta più giusta, e aspettare poi di
vedere come si combinerà inaspettatamente con i miliardi di miliardi di altre
scelte simili lungo i meandri dello spazio e del tempo?
L’emergenza della vita sulla Terra
significa la vita che nasce ogni giorno dalla successione degli eventi, dalle
scelte che si fanno, dalle strade che si percorrono, senza che ce ne rendiamo
conto. Ma anche, secondo un gioco di parole beffardo, il fatto che la vita sulla terra, oggi, è in uno stato
di emergenza. Di eccezionale rischio e instabilità. Di straordinario pericolo.
Ed è qui che nasce, infine, la questione della sostenibilità. Dobbiamo fare
qualcosa per rendere il nostro mondo più sostenibile, aumentare le nostre
probabilità di sopravvivere nel tempo assieme col nostro pianeta e tutto quanto
ci circonda, visto che senza di esso non potremmo, in ogni caso. Ma attenzione:
dobbiamo non perché lo decidiamo noi, ma perché non c'è altra scelta. Insostenibile
non significa infatti moralmente o eticamente sbagliato, significa semplicemente
che non può continuare, che lo vogliamo o no. Ma anche volendo, come potremmo farlo se in fin dei conti
non riusciamo a vedere il futuro, non possiamo immaginare cosa succederà e non abbiamo
in ogni caso il controllo sulle conseguenze profonde di ciò che facciamo? Se
siamo così piccoli che ci sentiamo schiacciati a confrontarci con gli eventi? Se
ci sentiamo insignificanti di fronte a problematiche globali e ad orizzonti
sconfinati? Cosa potrebbe fare una singola persona come me, o un insignificante
gruppo di persone come noi, di fronte a simili magnitudini?
Quando vi ponete queste domande, guardatevi allo specchio. Voi
stessi siete la prova vivente dell’emergenza della vita sulla Terra. Se gli
elettroni si chiedessero che differenza farebbe ruotare o no attorno ai nuclei
degli atomi, se le molecole che avete all'interno del vostro corpo pensassero
che dissociarsi per liberare energia all'interno delle cellule fosse inutile, se
il cuore si chiedesse che senso abbia continuare a battere... voi oggi non
sareste qui. Non potreste guardarvi allo specchio. Ognuno fa la sua parte nell'universo.
E la fa, semplicemente, perché quello é il suo ruolo. Il cuore batte senza
chiedersi il perché, perché è semplicemente quello fa per costituzione: batte.
Perché i tessuti di cui si compone si contraggono e rilassano ritmicamente,
così che lui non deve in realtà decidere nulla, ma per noi è fondamentale che
lo faccia.
Noi siamo uomini, abbiamo il
privilegio di poter ragionare, di poterci meravigliare, di poter tendere alla
conoscenza, di poter decidere se agire o non agire. Questo è il nostro privilegio e questo è il nostro ruolo. Quello di
avere un impatto sul nostro ambiente in molti modi diversi. Ma il nostro
dovere é sempre lo stesso. Fare ciò che ci viene richiesto nelle circostanze in
cui ci troviamo. E allora nel momento in cui vi guardate allo specchio pensate
anche alle conseguenze di tutto quello che voi, e altri 7 miliardi di esseri
simili a voi, stanno avendo su questo pianeta, su questo enorme sistema
complesso che é la Terra, che assieme a noi ospita milioni di altre specie
viventi e che vive secondo una grandezza che per noi risulta appena
comprensibile. E smettete di pensare al fatto che qualsiasi vostra azione, in
comparazione, possa essere insignificante. Semplicemente, agite. Fate come gli
elettroni, come le molecole, come gli organi. Noi uomini ci interroghiamo, poi
capiamo, poi agiamo. Non preoccupatevi
di cosa verrà dopo, fate ciò che credete giusto. Muovete il vostro puntino di
presente nella direzione che la vostra coscienza vi indicherà come giusto. Il
resto seguirà, emergendo ancora una volta dalle righe della storia. E allora,
ma solo allora, al girarvi all'indietro, comprenderete la potenza di quel gesto
così insignificante. Comprenderete cosa, per davvero, voleva dire
sostenibilità.
Guardatevi allo specchio e pensate
all'emergenza della vita, di cui siete la prova vivente. Guardatevi allo
specchio e pensate all'emergenza della vita, che vi spinge ad agire. Il resto,
poi, verrà da sé. Nel momento in cui tu stesso sei la prova del successo, agire
diventa un dovere per chiunque.
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